Tartufaie: innaffiatura e protezione dalla siccità

Stando ai vecchi tartufai, in genere, in 30 anni di attività, per una tartufaia, si calcolavano in media circa 5-6 annate favorevoli alla produzione di tartufi neri. Queste loro intuizioni sono state confermate negli anni successivi da studi scientifici avanzati da esperti in materia, che hanno scoperto come l’andamento della produzione ha una forte correlazione con le precipitazioni che avvengono durante i mesi estivi. Per questo molti esperti tartuficoltori sono soliti irrigare le loro tartufaie con un sistema a pioggia durante i mesi estivi, per poter usufruire di una costante produzione annuale. L’esame biologico del Tuber nigrum ha infatti chiarito come siano i mesi estivi quelli predisposti alla formazione del corpo fruttifero.

Stando agli studi effettuati, dopo il mese di aprile, l’apporto idrico necessario ad una tartufai per velocizzare la fruttificazione dei tartufi si attesta intorno ai 50 mm circa. Una quantità per cui spesso le naturali precipitazioni piovose non sono sufficienti, da cui la necessità di dare al terreno la giusta umidità utilizzando irrigazioni artificiali. Durante questa pratica, bisogna sempre ricordarsi di lasciare la tartufaia in un periodo di siccità di almeno 2-3 settimane, durante il mese di luglio, al fine di stimolare il micelio del tartufo a iniziazione del corpo fruttifero.

Seguendo anche un detto francese sulla tartuficoltura “quando piove a San Rocco (il 16 agosto) i tartufi crescono anche sulle rocce”, anche solo irrigando durante le ultime due settimane di agosto, con circa 30-40 mm d’acqua, si ottengono enormi benefici.

Stimare il quantitativo delle precipitazioni piovose può essere fatto seguendo il meteo, ma anche scavando il terreno si può scoprire fin dove arriva l’umidità. In genere con 50 mm di pioggia, anche frazionati, in genere si raggiungono i 20 cm di profondità complessiva nel terreno. L’assorbimento senza ristagno dell’acqua è fondamentale e bisogna adoperarsi per questi attraverso lo studio del terreno e la sua lavorazione superficiale. Se si tratta di terreni con una struttura argillosa e abbastanza compatta, scarsamente sabbiosi e poco ciottolosi, sarà meglio un approccio frazionato ai quantitativi di acqua mensile da irrigare.

Se l’irrigazione complementare durante l’estate è utile a produrre tartufi a fruttificazione estiva (anche per i tartufi a maturazione autunnale o invernale), irrigare nei mesi tardo invernali e in primavera è importante per produrre quelle specie di tartufi che maturano in primavera-estate, soprattutto nelle zone mediterranee.

Se non si ha a disposizione un sistema di irrigazione, può essere utile tenere presente che già il numero di ciottoli presenti nei terreni adatti ai tartufi neri servono a garantirne un certo grado di umidità. Per costituire una difesa contro la siccità dei mesi estivi, si può coprire la tartufaia con materiale vegetale, come rami di ginestre, querce, ginepri etc o addirittura impilando strati di paglia. Ma è consentendo la crescita controllata di piante non ectomicorriziche a portamento cespuglioso che si costituisce il sistema più economico per difendersi dalla siccità estiva, grazie alla creazione naturale di zone d’ombra e al supporto degli apparati radicali delle piante comari.

Tartufaie: innaffiatura e protezione dalla siccità