Sono due i metodi per sviluppare in proprio la micorriza nelle piantine che poi andremo a piantare per ottenere piante tartufigene: approssimazione radicale e inoculazione sporale.
Per quanto riguarda l’approssimazione radicale si dovranno mettere a contatto due o più piantine, con una simbiosi micorriza già sviluppata in almeno una di quelle prescelte. Si tratta di replicare il processo con cui già la natura si occupa di dare vita alle piante tartufigene, ovvero con le spore che si attivano e vanno ad innestarsi nelle piante che ne sono sprovviste, quindi siamo di fronte ad una tecnica dal lungo processo e non certo priva di rischi.
In primo luogo sarà necessario avere un adeguato contenitore, come una vecchia vasca da bagno o un recipiente altrettanto grande, che disinfetteremo con cura grazie a prodotti specifici, come l’amuchina. Sarà necessaria della terra da depositare nella vasca e che andrà accuratamente sterilizzata, per farlo basta una vaporiera o una pentola e uno scolapasta che andrà riempita di terra. Versate dell’acqua nella pentola e appoggiate ci sopra lo scolapasta, evitando di far toccare l’acqua alla terra. Coprendo con un coperchio, fate bollire per 2-4 ore, poi lasciate lo scolapasta in un luogo asciutto per farlo raffreddare. Posta la terra nella vasca, ci innesteremo le piantine micorrizate, adagiandovi in cerchio i semi di alberi simbionti (entrambi da procurarsi in precedenza). Nel corso del processo di crescita (che può durare anche 1 anno) continuate a bagnare la terra, senza far depositare l’acqua sul fondo.
L’altro metodo previsto è l’inoculazione sporale, un metodo più fruttifero dell’approssimazione radicale, ma non privo di rischi, dovuti soprattutto alla possibilità che funghi e microorganismi danneggino le spore tartufigene se la terra non è accuratamente sterilizzata. Questa tecnica consiste nello spargere tartufi marci o al culmine della maturazione sul terreno in presenza di semi da poco germinati.
Per sterilizzare la terra seguite il metodo consigliato per l’approssimazione radicale. Procuratevi dei vasetti e lavateli e sterilizzateli con l’amuchina o qualche prodotto analogo. Vi occorreranno semi di un albero simbionte, da immergere nell’amuchina per 24 ore al fine di sterilizzarli. I tartufi scelti per questa operazione andranno lavati con cura e sterilizzati passandoli su una fiamma viva, per conservarne la sterilità nel congelatore finché non sarete pronti a sminuzzarli e immergerli nell’acqua distillata per circa una settimana. Concluse le varie sterilizzazioni, inserite la terra nei vasetti, deponete il seme al centro e annaffiate con l’acqua distillata (ora tartufata) circa una volta alla settimana. Solo verso il sesto o settimo mese dalla semina trapiantate le piantine nella loro sede definitiva.