Concimazione e fertilizzazione

Concimazione e fertilizzazione delle tartufaie sono operazioni da eseguire con la massima cura, onde evitare di minacciare la sopravvivenza delle micorrize. La tecniche possono essere varie, ma non sempre la letteratura agronoma è univoca riguardo la loro efficacia. Basta pensare che spesso i proprietari terrieri stanchi dei danni prodotti dai tartufai di passaggio, utilizzano la concimazione con stallatico, che ne distrugge le tartufaie; è però capitato ad alcuni di ottenere un effetto opposto e ritrovarsi con un maggior quantitativo di tartufi proprio nelle zone in cui la concimazione era stata più intensa.

Risulta quindi chiaro che prima di passare alla concimazione di una tartufaia ci si debba quindi informare accuratamente in merito, onde evitare danni al proprio terreno, e spesso limitandosi comunque ad operazioni mirate a integrazioni minerali, quando l’ambiente (dopo i risultati di analisi chimiche) mostra una carenza o uno squilibrio. Non si può certo parlare di interventi in termini generali, avendo ogni territorio una specifica composizione chimica che andrà analizzata con cura, se si vuole intervenire per concimare e ottimizzare le condizioni chimico-fisiche, necessarie allo sviluppo della micorriza. Queste operazioni si possono considerare necessarie, solo quando il terreno presenta le caratteristiche utili alle esigenze di crescita e sviluppo del tartufo ai limiti, magari comportando solamente l’aggiunta di sabbia di cava, calce o calcinacci o di breccino proveniente da territori poveri di calcare.

Anche l’utilizzo delle piante comari presenta benefici simili a quelle di una buona concimazione, ma con il difetto di introdurre piante che potrebbero entrare in competizione con quelle tartufaie per quanto riguarda gli elementi nutrizionali.

Un sistema non semplice e non troppo dispendioso che può aiutare lo sviluppo e accrescere la produzione di tartufi è quella della pacciamatura parziale, che consiste di ricoprire alcune parti della tartufaia con balle di paglia di grano molto piccole o di trifoglio. La sistemazione deve essere effettuata a fine inverno, al massimo all’inizio della primavera, con una disposizione a scacchiera a distanza non troppo regolare. è bene lasciare le balle esposte alle intemperie invernali, in modo da sottoporle a una parziale decomposizione. Per sistemarle in modo che non siano soggette alla forza del vento, si dovranno poi ancorare con terra e sassi poste ai lati (non sopra), in modo da creare un blocco. Sotto queste balle si andranno così a creare dei micrombienti che favoriscono lo sviluppo dei tartufi, grazie a umidità, attività microbica e sostanze nutritive prodotte.

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