Uno dei più noti tartufi al mondo è il Tuber melanosporum, comunemente chiamato nel nostro paese tartufo nero pregiato, di Norcia o di Spoleto, ma in genere conosciuto all’estero come “truffe du Périgod”.
Il suo corpo fruttifero è più o meno regolarmente globoso, anche se più raramente può presentarsi difforme o lobato, mentre le dimensioni variano da quelle di una noce a quelle di un’arancia. Nella parte esterna presenta un peridio nerastro, con tonalità rosso-brune, in alcuni casi violacee, e mostra verruche poligonali di pochi millimetri (dai 3 ai 5), solcate negli spigoli e depresse all’apice. All’interno, la gleba inizialmente bianca, maturando diventa poi di un color grigio sempre più intenso, fino a passare al caratteristico bruno scuro e nerastro, con confuse ramificazioni di piccole venature biancastre. Il suo odore è deciso e intenso. A livello microscopico, possiede aschi peduncolati che contengono 1, 3 o 4 spore bruno-nerastre ellissoidali (più raramente 6), coperte di corti e fini aculei.
Vive in simbiosi con tantissime piante, in particolare querce, faggi, castagni, pioppi, pini, noccioli, in terreni calcarei dai 100 ai 1000 metri sopra il livello del mare. Cresce spontaneamente in una parte dell’Europa; la sua presenza è stata riscontrata in Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Svizzera, nella zona di Baden in Germania, e in Bulgaria, Ungheria e Jugoslavia. Nelle aree più meridionali, il Tuber nigrum Bull matura da novembre a metà marzo (spingendosi in alcuni casi fino ad Aprile), e l’altitudine cui si può trovare sale man mano che si scende verso sud.
Considerato il “diamante nero della tavola” (un vanto particolare per la cucina francese), è il tartufo maggiormente coltivato, e rappresenta circa il 60% della quantità di tartufi che affluiscono sul mercato italiano, con picchi ancora più alti, se si parla della quantità relativa all’industria conserviera, essendo un tartufo oggetto di una forte esportazione.